L’esperienza di vedere crescere giorno dopo giorno la scuola di Nedungadu mi ha portato alla consapevolezza di quanto straordinaria fosse stato vivere questa esperienza. Cogliere l’entusiasmo e la gioia vissuta a contatto con i bambini dall’esperienza di Veronica Pennisi nell’ultimo viaggio in Tamil Nadu, mi ha fatto riflettere su quanto possa essere importante cogliere il senso dell’impegno che questi bambini mettono nel corso del loro percorso scolastico…
Andare a scuola è un privilegio che non a tutti è concesso. E anche se la scuola dell’obbligo esiste in India e copre un periodo di formazione di 10 anni (tra i 6 e i 16 anni) non a tutti è dato di avere una scuola vicino al proprio villaggio, un mezzo pubblico che possa portatrici, la possibilità di pagare delle rette scolastiche, una propria divisa, o avere un genitore che possa venire ad accompagnarti o a riprenderti. Spesso andare a scuola è una avventura che si inizia ma magari non si riesce a portare a termine. Per questo quando ci si arriva e si riesce ad avere un insegnante, una propria classe magari anche senza banchi di scuola o illuminazione, un pavimento di terra battuta e un quaderno con una penna già si è piuttosto fortunati.
Siamo testimoni, nei nostri viaggi Apis degli sforzi che fanno i padri salesiani nel costruire questi edifici “in mezzo al deserto”, siamo testimoni della diligenza e dell’amo- L’ 54 APIS di Federica Annibali re con il quale gli insegnanti, spesso senza ausilio di nessun altro supporto che dei gessi e una lavagna, si prodigano per dare ai loro alunni il massimo della conoscenza.
Ma sono i bambini a lasciarti spesso interdetta. La loro attenzione, il loro voler essere a scuola nonostante tutto, il rispetto che hanno verso i loro insegnanti, la serietà con la quale studiano e affrontano gli esami sono un esempio vivo di quanto per loro questa esperienza scolastica sia considerata la loro più grande opportunità: quella di poter aspirare ad una vita migliore e aspirare a uscire dalla condizione di “Intoccabili”, la casta alla quale appartengono, per diventare maestri, infermieri, tecnici di computer, elettricisti, saldatori, meccanici. O magari proseguire gli studi universitari divenendo medici, matematici, ingegneri, avvocati…
Esperienze queste che abbiamo toccato con mano seguendo da anni centinaia di sponsorizzazioni che sono andate a lieto fi ne. Questo fragile passaggio dall’infanzia alla età adulta che anche noi come Apis cerchiamo di aiutare attraverso il sostegno a distanza diventa realtà concreta quando si ha la opportunità di costruire una scuola…
L’esperienza di Nedungadu ci ha portato a voler condividere l’atto materiale di costruire un edificio con tanti altri bambini. Bambini italiani per il quale il senso di collaborazione con altri bambini non poteva che entusiasmarli e farli partecipi di un progetto tanto importante. Abbiamo attivato dei gemellaggi tra alcune scuole italiane e alcune classi della costruenda scuola indiana e abbiamo voluto dedicare a loro quattro delle nuove classi.
Le scuole primarie di Opicina (Trieste) Calderino (Bologna) e del Convitto Nazionale di assisi (Perugia) e la scuola secondaria Archimede di Palermo hanno avuto la propria iscrizione di ricordo a Nedungadu. Hanno cominciato a scriversi tra di loro via mail, mandarsi disegni e scambiare parte delle loro vite con altri ragazzi come loro. Ma mancava qualcosa. Una esperienza diretta che forse proprio ai bambini italiani poteva essere di grande aiuto nel loro percorso scolastico. Questo perché nella nostra realtà dove la possibilità di andare a scuola è data per scontata e dove gli allievi si trascinano talvolta un po’ svogliatamente tra gli impegni scolastici e una noiosa routine, prendere consapevolezza di cosa significa poter andare a scuola e conseguire un titolo di studio e comprendere vita e gli sforzi di tanti loro coetanei meno fortunati, poteva essere di grande stimolo…
Dalla collaborazione con le diverse insegnanti e dalla loro sensibilità che ha ben preparato i ragazzi delle loro classi è nato questo progetto: l’idea al di là di ogni retorica o sermone dialettico di far arrivare questo messaggio ai bambini, l’importanza di andare a scuola! Grazie all’ausilio di un fi lm “Vado a scuola” del regista francese Pascal Plisson, insignito nel 2014 del riconoscimento Unesco, abbiamo potuto raggiungere questo obbiettivo proiettandolo in classe.
Il film-documentario narra la storia di quattro bambini provenienti da differenti angoli della terra, tutti uniti dalla stessa sete di conoscenza: Jakson attraversa le savane pericolose, Zahira percorre ripidi sentieri tra le montagne del Marocco, Carlito attraverso con il cavallo decine di chilometri negli altopiani della Patagonia e infine Samuel, un bambino indiano paraplegico che ogni giorno viene spinto dai fratelli con una arrugginita carrozzina alla scuola più vicina al loro villaggio, in Tamil Nadu.
Ed è questa ultima storia, la più toccante, a parlare più di ogni altra al cuore dei ragazzi. Un bambino così vicino a tutti quelli che incontriamo nei nostri viaggi in pulmino in Tamil Nadu, che abita nei medesimi villaggi e vive la stessa precaria vita. Ma animata da tante speranze e da combattimenti quotidiani per poter realizzare un sogno: diventare medico e poter aiutare i bambini come lui… Un docu-fi lm che merita di essere visto e discusso nelle scuole, che va diffuso presso le giovani generazioni che poco sanno di loro e delle precedenti generazioni di bambini che anche loro hanno combattuto per poter imparare a leggere e scrivere…
Così come ho provato a fare con bambini e ragazzi delle scuole che si sono appassionati alla storia di Samuel e dei suoi fratelli e di tutti i bambini indiani come lui. E hanno riflettuto sulla loro vita e su quanto, ciò che loro danno per scontato tutti i giorni – un pulmino, una lim, una classe riscaldata, dei banchi di scuola, uno zaino pieno di libri – sia lotta quotidiana per molti altri.