Un ultimo capitolo della storia della scuola di Nedungadu è stato scritto tra luglio e agosto del 2017, periodo nel quale due volontari dell’Apis, Blanca Asturiano e Matteo Guerrieri, si sono recati in Tamil Nadu per poter realizzare un loro grande desiderio: proporre lezioni di musica, canto e animazione ai bambini di Nedungadu ed altre realtà scolastiche. Nella prima settimana di agosto sono stati ospiti dell’ispettoria di Chennai, vivendo a contatto quotidianamente con i bambini e i ragazzi facendo da tramite anche per l’ul- timo sopralluogo sul posto prima della fi ne dei lavori e del definitivo trasferimento dei bambini nella nuova struttura. Ecco quello che ci riportano dopo il loro rientro in Italia…
La nostra esperienza in India (Tamil Nadu) è durata 29 giorni, e ogni giorno è stato ricco di sguardi, di colori ma soprattutto di bambini. L’India che abbiamo vissuto è stata: colore, contrasto, rumore, odori, sguardi, sorrisi, risate, umanità, disordine, povertà, caldo penetrante, contrattazioni, bambini, musica, ballo, chiese e templi, pioggia, palme, ferrovie, natura, mucche, capre, cocchi, scimmie, elefanti, polli e cani, tanta generosità, spiritualità, religione, riflessione, rispetto, felicità, curry e riso, chapati (pane tipico), tuk tuk (l’ape-taxi), caos, clacson, cavigliere e piedi scalzi, saree, condivisione, simboli, fi ori variopinti, mercati, spazzatura; ma soprattutto: “Vanakkam” e “Nandri” (che in lingua tamil significa benvenuto e grazie). Queste sono state le prime parole che abbiamo imparato in lingua locale e quelle che più abbiamo usato durante tutto il viaggio.
Non potremo certamente essere brevi nel raccontare tutte le esperienze vissute in 29 giorni, per cui preferiamo concentrarci nella prima lunga esperienza che abbiamo fatto a Nedungadu, nel distretto di Pondicherry. Siamo arrivati a Karaikal la sera del 31 luglio; Karaikal è il villaggio dove ci siamo fermati fi no il 5 agosto. Si trova a 10km da Nedungadu, appena a 20 minuti di macchina dalla scuola.
È stata una settimana molto intensa, il nostro primo vero contatto con bambini a scuola. Ci ha colpito moltissimo serietà e la disciplina che ci hanno in modo naturale fi n da subito, aspettavano in silenzio in fi le perfettamente dritte e ordinate che l’orologio segnasse le 09:00 per fare la riunione nel cortile come ogni mattina. Una tradizione di tutte le scuole in Tamil Nadu e che ricorda la tradizione britannica dell’entrata ai college…
La prima volta hanno organizzato per noi un breve ricevimento e subito abbiamo concordato un orario con il preside, father Samala Sunder (Head Master), per lezione a “quasi” tutte le classi. Dico quasi perché ci siamo accorti che con i bambini più piccoli era molto difficile comunicare e poterci capire, a causa della lingua. Non parlavano né capivano l’inglese, per cui ci siamo concentrati nelle classi che vanno dal terzo al settimo standard (cioè dagli 8 ai 12 anni).
Il primo impatto è stato forte sia per i bambini che per noi. Ci guardavano come se venissimo da un altro pianeta. Abbiamo avuto a nostra disposizione una tastiera elettronica che ci ha aiutato a suonare e intonare i canti e i bambini hanno capito meglio le nostre musiche, soprattutto nelle fasi iniziali. Dal secondo giorno in poi le nostre lezioni sono andate liscie, noi abbiamo faticato tanto, anche perchè il caldo era davvero devastante, ma ce l’abbiamo fatta.
Avevamo creato e programmato tanti giochi utilizzando la body percussion, la mimica teatrale e l’improvvisazione col canto, utilizzando suoni a caso con ritmi diversifi cati, con applausi, abbiamo giocato al trenino, a stringerci la mano e presentarci tutti con tutti e abbiamo cantato canzoni come Singing all together, the Zulu Warrior, Makumana o Mango.
Le altre classi della scuola volevano fare musica anche con noi ma non siamo riusciti a fare lezione a tutti, per cui ci siamo messi d’accordo col preside e l’ultimo giorno abbiamo radunato insieme tutti gli studenti della scuola fuori e abbiamo insegnato una canzone a tutte le classi insieme: più di 450 bambini tutti insieme. È stato bellissimo! Veramente unico, tutti i bambini sorridenti, attenti, entusiasti, con gli occhi super aperti e tanta voglia di cantare e dare il meglio di loro stessi.
Infatti, la metà non cantavano, urlavano piuttosto per l’emozione. Sono “bambini speciali”, solo la loro voglia di imparare già ti prende e ti fa venire voglia di restare lì con loro a raccontagli tutto quello che tu sai fare e hai imparato fi no a quel momento. Se lo meritano… Sono bambini poveri, ognuno con le bellissime divise che gli danno i padri salesiani e si pettinano molto bene, sono curati e precisi, anche se poi escono da scuola e vivono in una baracca…
Camminano scalzi e magari non mangiano fi no il giorno dopo, quando la scuola gli offre il prossimo piatto di riso… Noi abbiamo visto con i nostri occhi questi bambini come vivono fuori dalla scuola, nei loro villaggi e ci ha fatto molta impressione e anche grande commozione.
La scuola vecchia è molto ben organizzata e gli insegnanti sono davvero efficienti e generosi, ma l’edificio è veramente a pezzi. La nuova scuola, quella costruita dall’Apis, è ormai quasi finita, è proprio un regalo immenso che questi bambini meritano. Un edificio di due piani con tutte e dieci le classi super grandi, un vero pavimento, delle finestre e porte vere…
Un posto dove se piove questi bambini non si bagneranno più e dove potranno continuare il loro percorso di studi in una maniera molto più dignitosa. Loro sono davvero felici, e già ad agosto 35 APIS non vedevano l’ora di trasferirsi. Un momento che sarebbe venuto tra poche settimane…
Noi le portiamo nel cuore, tutti questi bambini del Nedungadu, e anche tanti altri con cui abbiamo lavorato e giocato: a Dindigul come a Bommayapuram. Così come tutti i bambini che si trovano nelle scuole di Don Bosco che abbiamo semplicemente visitato, quelli negli orfanotrofi e in particolar modo i bambini con l’HIV del John’s Pope Garden, a Chennai. Grazie al sostegno e all’aiuto di tutti i padri salesiani che ci hanno accompagnato nel nostro percorso e grazie all’Apis per aprirci la porta e darci la possibilità di partire a fare un’esperienza del genere.
Alla domanda torneresti in India? La risposta è: “Sì, una e altre mille volte”.
Ci avevano detto che la prima volta che vai in India o non ti piace affatto o torni amandola. Il nostro caso è il secondo.
Ancora una volta: Nandri